Panico_II parte

Vedremo in questa sezione alcune caratteristiche del Disturbo da Attacchi di Panico: la correlazione col prolasso della mitrale, i vari fattori predisponenti e precipitanti e il ruolo della tensione muscolare. 

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Come si manifesta

Chi soffre di questa malattia ne descrive gli attacchi come improvvisi dolori al petto, difficoltà respiratorie, sudorazioni. Il volto si sbianca e assume un’espressione sofferente, incupita. Mentre il panico cresce si ha l’impressione che la propria persona sia “divisa”, ci si sente estranei a se stessi, come se la testa volasse via e si ha la sensazione di svenire. Il terrore, infine, sembra bloccare ogni ragionamento razionale. Di solito il soggetto interessato non si rende immediatamente conto del tipo di disturbo di cui soffre. Il malessere fisico è talmente forte che spesso si ricorre subito al pronto soccorso convinti di essere vittima di un attacco di cuore o di qualche altra grave malattia. Gli studiosi in realtà hanno individuato un certo rapporto tra il prolasso della mitrale e gli attacchi di panico.

Il prolasso della mitrale

La mitrale è una delle valvole cardiache, e il suo prolasso è presente nel 30/40% nelle persone che soffrono di queste esplosioni di ansia (… il lettore attento avrà già fatto il collegamento: adrenalina – noradrenalina). Si deve infatti escludere che gli attacchi di panico siano una conseguenza diretta di questa alterazione cardiaca. L’ipotesi più probabile è che entrambe queste manifestazioni siano espressione di un errato funzionamento di quella parte del sistema nervoso definita “autonomo” (… il quale secerne adrenalina e noradrenalina). PER SAPERNE DI PIU’ CLICCA QUI

Possibili fattori predisponenti e scatenanti

Il disturbo da attacco di panico può trovare certamente la sua causa scatenante (parliamo quindi di fattori precipitanti) in una particolare situazione di stress o in forti conflitti psicologici. Secondo i più recenti studi, la sua radice più “antica” andrebbe rintracciata in un’alterazione funzionale di alcune strutture nervose che presiedono al controllo del sistema di allarme. La malattia consiste infatti in un improvviso e immotivato attivarsi di questo sistema (… ad es. la paura a livello cognitivo possono attivare tale sistema).
Secondo alcuni esperti un terzo delle persone sofferenti di tale malattia è stato costretto a distacchi precoci dalle figure genitoriali o comunque più significative dell’età evolutiva. La mancanza di queste figure protettive avrebbe contribuito a determinare una visione allarmante del mondo esterno. Questo fattore sarebbe spesso all’origine anche dei casi di agorafobia. Altri ricercatori hanno poi messo in luce una forte componente genetica ed ereditaria di questo disturbo. Se un genitore soffre di attacchi di panico esiste il 50% di probabilità che ne venga colpito anche il figlio (… che la disposizione al panico possa essere ereditaria è stato suggerito dagli studi sulle teorie familiari, sui gemelli e sui figli adottivi. Secondo la mia esperienza clinica , è fuori di dubbio che il panico, spesso ricorre in famiglie con particolari caratteristiche emotive, ma nessuno ancora è riuscito a stabilire con sicurezza in che misura la trasmissione di tendenze paniche sia geneticamente determinata e in che misura, invece, sia il comportamento di genitori con determinata personalità a provocare quelle reazioni cognitive nei figli).

Come già detto si deve infine ricordare che un alto livello di stress nella vita quotidiana può essere uno dei fattori scatenanti di questa sindrome. Prevenire lo stress cattivo è dunque un modo per prevenire anche più gravi forme morbose. Lo stato di panico è spesso collegato a stati di depressione e può spesso segnarne l’inizio.

Tensione muscolare e attacco di panico

Tendenzialmente si è molto restii ad accettare che vi sia un collegamento tra le due cose e ci si oppone all’idea di dover fare qualcosa per sentirsi meglio. E’ importante riconoscere quali danni al sistema nervoso procura camminare con della tensione dentro, stare seduti con le spalle all’altezza delle orecchie, dormire con le mascelle serrate e le ginocchia piegate contro il corpo. Gli attacchi di panico servono da monito perché obbligano a prestare attenzione a ciò che sta accadendo alla propria vita emotiva.
Il corpo non mente mai. I muscoli sono contratti a causa di una continua apprensione, paura: la tensione o lo spasmo muscolare fanno sì che i muscoli siano contratti al punto di non poter tornare alla lunghezza e forma originaria neppure a riposo, così viene influenzato l’apporto di sangue ai muscoli, e dato che la stessa cosa avviene al sistema linfatico, non vengono eliminate a dovere le tossine liberate dopo che i muscoli sono stati ossigenati; queste formano cristalli e determinano dolore, indolenzimento e talvolta infiammazione e gonfiori. In queste condizioni, i muscoli possono essere paragonati a una camicia lavata più volte con un detersivo, ma mai risciacquata.

Oltre ad essere causa di dolori muscolari, una tensione muscolare cronica incide anche sulle articolazioni, creando perciò ulteriore dolore, e ha profondi effetti sulla psiche: ansia, panico, insoddisfazione di sé e depressione sono i sintomi più comuni. La tensione muscolare cronica può essere conseguenza di una situazione stressante o il riflesso di particolari problemi vissuti nell’infanzia, come senso di rifiuto o di abbandono, frustrazione, rabbia soffocata. E’ come se noi depositassimo la nostra sofferenza nelle articolazioni e nei muscoli. A volte si parla di “rigidità”, perché questa tensione limita i movimenti, impedisce l’espressione dei propri sentimenti e rappresenta una sorta di protezione contro le ferite della vita.

>> III parte

 

(articolo tratto da digilander.libero.it)

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