Problemi di comunicazione. E relative soluzioni. (Parte II)

Continuiamo ad elencare alcuni dei problemi più frequenti che riguardano la comunicazione…

<< Parte I

“Non so comunicare in modo persuasivo.”

Quanti di noi possono affermare di riuscire ad essere convincenti, persuasivi e carismatici a un colloquio di lavoro, o di fronte a un pubblico, o semplicemente in mezzo a un gruppo più o meno numeroso di amici o conoscenti? Adottare una comunicazione persuasiva e carismatica non è facile: il corpo sembra andare per conto suo (rossori, sudore, tremori, balbettii, gola secca) e anche le parole sembrano non uscire spontaneamente convincenti. Molto spesso prima di un incontro di questo tipo arriva anche la così detta “ansia anticipatoria”: la preoccupazione, cioè, di trovarsi in futuro in una situazione che percepiamo come pericolosa. L’ansia anticipatoria è caratterizzata da pensieri catastrofici, perdita di concentrazione, nervosismo e irritabilità.

Say No to Yes“Quando c’è un conflitto, non riesco ad accettare compromessi.”

In un qualche modo solo il fatto di essere in contrasto con qualcuno può far allontanare l’idea di poter accettare un compromesso. In queste situazioni la rabbia e la paura di “perdere” che si cela dietro l’orgoglio, ci fanno irrigidire nelle nostre posizioni, opporci ripetutamente alle condizioni dell’altro, rifiutare impulsivamente ogni compromesso. Quando la discussione finisce però, anche in quelle situazioni in cui riusciamo a piegare l’altro, la sensazione è quella di aver perso entrambi.

“Sono in imbarazzo quando devo comunicare qualcosa in posti pubblici, come un negozio, un ristorante, eccetera…”

Chiedere indicazioni stradali, parlare al telefono per chiedere informazioni o esporre una lamentela, comunicare alla commessa che no, non compreremo nessuna delle quindici maglie che ha tirato fuori solo per noi, chiedere al cameriere di portarci un altro bicchiere visto che quello che abbiamo è sporco, dire a una signora (distratta o furba, chi lo sa) di rispettare la fila perché lì, davanti a lei, c’eravamo noi… Ecco, queste sono solo alcune tra le comunicazioni che possono imbarazzare. Una parte della nostra mente ci dice che è nostro diritto farlo, l’altra ci elenca una lunga lista di “scuse” per cui sarebbe meglio tacere.

Crowd“Sono in ansia se devo parlare in pubblico.”

Chi, spesso per lavoro, si trova a dover parlare di fronte a una platea lo sa: tutte le volte, il momento di parlare, è anticipato dall’ansia. In alcune occasioni però le sensazioni di ansia ci appaiono tanto forti (le gambe che tramano, la gola secca, il sudore, il batticuore, il respiro affannoso, il senso di nausea, di svenimento) e i pensieri talmente catastrofici (“Non ce la farò mai”, “Farò sicuramente un’orribile figura”, “Mi derideranno”), che l’impresa ci appare impossibile e finiamo col rinunciare, delegare, evitare a tutti i costi quel momento. E poi ci chiediamo: “Davvero voglio continuare così?”

“A volte non comunico quello che penso e che provo perché ho paura di essere giudicato.”

Non subito appare chiaro, non a tutti, ma molto spesso quello che è sotteso a una comunicazione passiva è proprio la paura del giudizio degli altri. Da un lato si carica il pensiero dell’altro di un’importanza eccessiva rispetto alle conseguenze che il suo giudizio potrebbe comportare, da un altro si sovrastima la probabilità che possa pensare qualcosa di negativo nei nostri confronti; di frequente inoltre, in queste situazioni, ci si sente al centro dell’attenzione -negativa- degli altri, anche se nella realtà così non è,  e si fa di tutto per “scomparire”: sedersi all’ultima fila al corso, non fare domande al datore di lavoro, non iniziare mai per primo una conversazione con uno sconosciuto, non guardare negli occhi nessuno…

“Di fronte alle persone aggressive non riesco più a comunicare e vado in ansia.”

L’aggressività non è facile da gestire, per nessuno. D’altra parte la reazione aggressiva ha proprio il ruolo di rendere l’altro inoffensivo, per cui non sorprende affatto una difficoltà in questo senso. Ad alcune persone però succede di reagire con un comportamento altrettanto aggressivo, altre adottano una buona dose di diplomazia ed autorevolezza. Per molte invece succede di ritirarsi, di non riuscire più a parlare, di sentirsi terribilmente a disagio e, in effetti, impauriti. Proprio perché la rabbia non è un’emozione facile da gestire, se non lo abbiamo imparato da bambini o ragazzi, potrebbe succedere che, da adulti, non si sia acquisita questa abilità. Che, tuttavia, si può apprendere a qualsiasi età.

>> Parte III

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