La personalità di tipo C

Negli anni ’80 è stato identificato un particolare tipo di personalità, definita appunto tipo C, il quale si pone all’estremo di un ipotetico continuum occupato all’estremo opposto da quella che alla fine degli anni ’50 venne denominata personalità di tipo A: il tipo A, predisposto alle malattie cardio-circolatorie, è caratterizzato da tratti marcati e costanti di aggressività manifesta, competitività, ambizione, scarsa competenza nel riconoscimento e nella gestione delle emozioni, e scarsa attitudine all’introspezione.

Il tipo C, che avrebbe maggiori probabilità di andare incontro al cancro, è conformista, aderente alle norme in modo acritico, ricercante l’approvazione sociale, ha un locus of control esterno, è sempre in cerca di approvazione, è sottomesso, poco reattivo e tende a reprimere costantemente l’espressione delle sue emozioni (in particolare rabbia e aggressività): proprio questa repressione si tradurrebbe in una iperattivazione ripetuta del sistema neurovegetativo che a lungo andare porterebbe alla compromissione dell’efficienza della risposta immunitaria. Probabilmente l’instaurarsi di una personalità di tipo C dipende, in parte, dalle figure genitoriali: si tratta in molti casi di genitori freddi, indifferenti, conformisti e fortemente inibitori nei confronti della spontanea espressione emozionale dei figli.

Tuttavia non si vuole affermare l’esistenza di un paziente oncologico “tipo”, ma piuttosto di un’associazione indiretta tra certi modi di essere e una predisposizione al cancro, o anche tra certe caratteristiche di personalità e certi comportamenti ritenuti a rischio (alcolismo, tabagismo). E’ proprio qui che si inseriscono alcune aree di intervento della psico-oncologia: per questi soggetti riuscire ad elaborare uno stile di coping alternativo che permetta loro di fronteggiare efficacemente un problema, o riuscire ad esprimere le proprie emozioni imparando a riconoscerle e a contare sul sostegno sociale, potrebbe divenire un efficace strumento “anti-cancro”.

 

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