Omosessualità: l’importanza di sentirsi accettati

Una ricerca della Boston University ha coinvolto 5658 adulti di età compresa tra i 18 e i 64 anni; il 75% di soggetti aveva dichiarato la propria omosessualità ai genitori intorno ai 25 anni.
La ricerca ha evidenziato che gli uomini gay e bisessuali che si erano sentiti rifiutati dai genitori presentavano una più alta percentuale di disturbi depressivi e abuso di sostanze; per le donne gay è stata riscontrata la stessa correlazione, col rischio di depressione però aumentato di cinque volte.


Gay coupleUlteriori ricerche hanno inoltre evidenziato come tra i giovani gay la mancata accettazione del proprio orientamento sessuale e l'impossibilità di sentirsi accettati come persone, soprattutto all'interno della sfera familiare, rappresenti un fattore di rischio per il suicidio.
Il 32,5% di gay e lesbiche sotto i 20 anni ha pensato almeno una volta al suicidio mentre e il 10,8% lo ha tentato. 

Appare dunque chiaro come un fattore protettivo per situazioni come questa sia l'accettazione. L'accettazione di sé e quella dell'ambiente dal quale si proviene (famiglia in primis): essere accolti con affetto e in modo incondizionato dalla propria famiglia influenza anche l'accettazione di sé. L'omofobia interiorizzata infatti è maggiore in quei soggetti che subiscono rifiuto e pregiudizi provenienti dalla società da cui provengono... Come si lavora per essere d'aiuto in queste situazioni? Oltre a una sensibilizzazione necessaria a livello socio-culturale, è importante che discipline come la psicologia siano a servizio di tali problematiche: la psicoterapia o il sostegno psicologico non solo possono essere d'aiuto per le persone gay che non si sentono accettate dalla famiglia e che, forse, hanno difficoltà in prima persona a vivere liberamente la propria sessualità, ma possono essere anche un valido ausilio per la famiglia stessa che può così ampliare la propria visione del mondo, liberarsi dalla paura del giudizio e convivere serenamente con una realtà che, nel 2018, è assurdo venga ancora stigmatizzata!

(articolo tratto da www.italiasalute.it)

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